La genesi dei Nirb
Gli Holdan cominciarono a popolare il Bosco d’Inverno nell’anno 52250 del C.d.R., ma ci vollero due generazioni, poco più di 250 anni affinché la razza mutasse per adattarsi alle difficoltà presenti e diventare Nirb.
Il Bosco d’Inverno era abitato dai Giganti, creature ancestrali, dalle parvenze arboree, nate dagli alberi per volere dell’Angelo Sulania. Ebbero la meglio sugli Holdan, ma dovettero cedere il territorio ai Nirb.
Solitari e forti, i Nirb sono alti, molto resistenti al freddo e al dolore, di carattere orgoglioso, inclini alla superbia. Il loro aspetto ricorda la possanza degli orsi, la stabilità delle rocce, l’espressione seria e profonda dei predatori più violenti.
Sconfitti i Giganti, i Nirb poterono esplorare le regioni da essi popolate, scoprendo l’esistenza di antiche fortezze abbandonate, scovandone i segreti più reconditi; fu così che appresero l’arte della magia.
Si appropriarono delle fortezze e fondarono Sei Clan.
In principio veneravano il Dio Crisul, un rapace bianco dalle ali d'argento che spesso visitava le loro città, ma quando uno dei Re dei Nirb: Saharian, lo uccise, oltre che scoprire che si trattava di un animale sacro all’Angelo Ferran, i Nirb appresero che le potenze soprannaturali esistenti su Arbor e legate al creato, non appartenevano all’Haorian, bensì ai Sidenlore. Succeduto a una stirpe di potenti guerrieri, ma avendo ereditato un’era di pace, Saharian aveva pensato di guadagnarsi il rispetto dei sudditi sfidando ciò che nessuno si sarebbe mai sognato di toccare e scatenò il Castigo del Gelo Perenne, condannando il Bosco d’Inverno a un’esistenza priva del fuoco.
I Nirb cominciarono così a venerare l’entità che governava i venti gelidi e le nevi eterne: Amok, un Angelo deciso, forte ma comunque benevolo verso i Nirb, spesso raffigurato come un cervo bianco o come un uomo con un mantello d'argento.
Estratto da: Il Divoratore d’Ombra
Con la schiena poggiata alla colonna sinistra del Divoratore della Terra, distinse una figura immobile che lo fissava: era un Nirb e indossava vesti nere e viola dell’Ordine dei Necromanti. Vederlo così lontano dal Bosco d’Inverno era già un evento molto raro, ma che fosse un mago era un avvenimento inquietante. Che tipo di affari potevano averlo condotto a Muelnor? Aveva tratti tipici dei giganti: era tozzo, sgraziato, più simile a una radice che a un frutto e, da quello che si diceva del suo Clan in città, soprattutto dalle bocche dei mercanti, sembravano poco inclini a un certo sentimentalismo. I Nirb erano austeri e di poche parole, schivi e facilmente irritabili.
Estratto da: L’Obelisco dei Divoratori
«Non temi che qualcuno possa riferire del nostro incontro? Ci sono troppi sguardi indiscreti, orecchie curiose…».
Al tono di quelle parole i ricordi si dissolsero; Carvahèl era davanti a lei, in piedi e la fissava con sufficienza; a dispetto delle regioni da cui proveniva il suo Clan, la sua voce era calda e avvolgente, un abbraccio dal quale non si era mai voluta separare.
Estratto da La Stirpe dei Divoratori
L’entità prese forma e divenne un Nirb. Un cappuccio ampio gli copriva il capo, i tratti del volto e la pelle esposta alla penombra erano contornati di un bagliore violaceo e gli occhi catturavano l’incubo come quelli dei predatori nascosti negli anfratti in attesa di balzare sulla preda.
Si teneva su un bastone d’osso, non aveva alcuna premura di evitare che l’orlo inferiore della tunica s’infangasse; il suo passo sfiorò la superficie di torba ma non affondò, piuttosto sembrò sostenuto da una forza invisibile.
Estratto da La Cripta delle Anime esiliate
Era imponente e colossale e stavolta vestiva la tunica nera e viola dei Negromanti di Gharmar. Il suo mantello sembrava la bocca di una gigantesca pianta carnivora, con l’orlo disseminato di piccoli peduncoli dalla testa rosso rubino. Doveva trattarsi del retaggio del regno delle paludi; sul capo portava un diadema d’ossa con incastonati dei rubini con il cuore di Flusso.
Estratto da L’equilibrio dei Tre Regni
Si trattava dunque del Negromante, del servo di Nhea. Logren lo aveva messo in fuga dopo lo scontro nella Città-Palude. Ma lo riconobbe a stento, era soltanto l’ombra del Nirb corpulento e muscoloso di un tempo, sembrava debilitato: la sua pelle era arida e incartapecorita come quella dei morti e in alcuni punti s’intravedevano ossa e muscoli o perfino organi interni.